La temperatura corporea è un fattore fondamentale nel determinare l’esito della malattia di un paziente: il monitoraggio continuo è fondamentale nelle terapie intensive ed è considerato il gold standard per i pazienti sottoposti ad anestesia generale, specialmente in interventi chirurgici estesi o casi di anestesia regionale in cui i pazienti sono a rischio di ipotermia.
Il parametro è considerato un indicatore termico efficace a causa della differenza di temperatura delle diverse parti addominali: le temperature toraciche profonde e addominali tendono a essere più fredde di quelle di braccia e gambe, e la temperatura della pelle è influenzata dall’ambiente, dalla temperatura dei tessuti periferici, dalla temperatura corporea e altro ancora.
Generalmente nelle procedure mediche, la temperatura corporea è mantenuta entro un intervallo di ±0,5ºC di 37ºC ed eventuali deviazioni dall’intervallo di temperatura corporea normale possono essere pericolose per qualsiasi paziente.
Anche uno o due gradi di ipotermia possono aumentare fortemente il rischio di emorragia chirurgica, infezione della ferita chirurgica e recupero ritardato; i pazienti in terapia intensiva corrono un rischio maggiore di complicazioni con maggiore intensità e gravi implicazioni cliniche.
Il monitoraggio della temperatura corporea oltre ad essere utile a prevenire l’ipotermia (anche involontaria) e il surriscaldamento, aiuta gli operatori sanitari a rilevare l’ipertermia maligna.
In anestesia generale, l’ipotermia è causata dalla ridistribuzione del calore corporeo, che riduce la temperatura corporea di 0,5-1,5 °C. Anche un’ipotermia lieve può causare effetti avversi, dalla morbilità all’attivazione del sistema nervoso simpatico, all’infezione della ferita chirurgica, all’aumento delle trasfusioni allogeniche e alla guarigione più lenta della ferita, al prolungamento dei tempi di recupero post-anestetico e di ospedalizzazione. Inoltre, temperature anormalmente elevate possono indicare un rischio di convulsioni o danni cerebrali; quelle anormalmente basse possono invece indicare un rischio di problemi cardiaci, ipossia e un aumento dei rischi di complicazioni chirurgiche come le infezioni.